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Quando si brevetta e quando si registra un marchio

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Spesso il verbo “brevettare” viene adoperato in maniera impropria, in associazione ai marchi. Questo non è corretto perchè il brevetto ha per oggetto un’invenzione, non un marchio. Ciò accade perchè con il termine “brevettare” si vuole contraddistinguere qualunque azione volta ad ottenere un’esclusiva (sia essa verso un nome, un disegno, un’invenzione ecc.).

Per i marchi l’unica dicitura corretta è “registrare un marchio” che si riferisce all’intero iter che porta alla registrazione di un marchio. Detto iter è composto dal deposito della domanda di marchio, dall’esame della stessa (sia gli aspetti burocratici che formali) e, infine, dalla registrazione vera e propria se il marchio possiede tutti i requisiti.

Sappiamo che un marchio per poter essere registrato deve essere dotato di novità, liceità e, soprattutto, capacità distintiva. La distintività di un marchio è un elemento essenziale, dal quale non si può prescindere, in quanto consente al consumatore di ricollegare i prodotti contraddistinti dal marchio all’impresa produttrice (ne abbiamo parlato qui). 

Per poter registrare un marchio è necessario depositare la relativa domanda: l’affermazione “depositare un marchio” si riferisce quindi a questo primo necessario passaggio da effettuarsi presso una qualsiasi Camera di Commercio o presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Dopo alcuni mesi, solo previo superamento dell’esame da parte dell’UIBM, il marchio diventerà registrato e verrà emesso il relativo attestato di registrazione che ne certificherà la proprietà esclusiva in capo al suo titolare.

Ricordiamo inoltre che dopo il deposito di una domanda di marchio, l’unico simbolo che si può porre accanto ad esso è “TM” (iniziali di “TradeMark”) che indica l’esistenza di una domanda di marchio; solo dopo la concessione del marchio e cioè una volta avvenuta la registrazione, il titolare potrà inserire la lettera “R” cerchiata accanto al marchio (ne abbiamo parlato qui).

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