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I brevetti antichi e moderni

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La necessità è la madre delle invenzioni” così affermò il grande filosofo Platone. Non vi è affermazione più vera. Quanto a necessità la nostra nazione vanta un numero considerevole e variegato di menti geniali che grazie alla loro creatività si sono impegnate nel trarre vantaggio anche da eventi catastrofici o comunque difficili che nel corso dei secoli hanno attanagliato il nostro Paese. Questi inventori sono poi diventati nel tempo famosi in tutto il mondo.

Elenchiamo solo le invenzioni più rivoluzionarie e sorprendenti partendo dalle più antiche alle più recenti.

Iniziamo col citare il padre delle invenzioni italiane, il grandissimo Leonardo da Vinci, genio del periodo rinascimentale, inventore, artista, filosofo, architetto, ingegnere e scienziato. Tra le sue invenzioni, l’antenato del carro armato, del cannone ed il prototipo dell’elicottero e del paracadute.

Impossibile non menzionare anche Galileo Galilei, fisico, astronomo, filosofo e matematico, padre della scienza moderna che verso la fine del ‘500 in un piccolo laboratorio inventò la macchina per portare l’acqua a livelli più alti (pompa idraulica). Tra le sue invenzioni famosa anche la bilancia idrostatica, il termoscopio ed il telescopio.

Ricordiamo anche Bartolomeo Cristofori che visse tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700, fu l’inventore del fortepiano e pioniere dell’attuale pianoforte.

Luigi Galvani, fisiologo, fisico e anatomista della fine del ‘700, scoprì l’elettricità biologica e si cimentò in alcune sue applicazioni, come la cella elettrochimica, il galvanometro e la galvanizzazione.

Importanti e rivoluzionari anche Alessandro Volta e Antonio Meucci: il primo all’inizio dell’ 800 inventò il generatore di elettricità cioè la pila e scoprì il gas metano; il secondo fu l’inventore del telefono e nel 1871 brevettò il telettrofono per comunicare a distanza.

Enrico Bernardi progettò e brevettò il primo tipo di motore a scoppio mentre Guglielmo Marconi si affermò per la telecomunicazione via onde radio cioè il radiotelegrafo, che in seguito si sviluppò nella radiocomunicazione senza fili (radio, televisione etc.).

Arriviamo ai tempi più vicini a noi, alla prima metà del secolo scorso: Alfonso Bialetti inventò la caffettiera Moka e Corradino D’Ascanio progettò la Vespa per la Piaggio, lo scooter dal design più famoso al mondo. Nello stesso periodo si affermò anche Luigi Emanueli ingegnere, padre dell’elettrotecnica moderna.

Nel 1954 Giulio Natta brevettò il polipropilene isotattico (cioè la plastica), mentre all’inizio degli anni ’70 Federico Faggin inventò il primo microprocessore (microchip) al mondo.

Queste le invenzioni italiane più rivoluzionarie, frutto di ingegno e lungimiranza, che hanno trasformato il modo di vivere dell’ intera umanità.

(Fonte: Wikipedia)

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Il caso del motociclo Vespa.

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Può essere considerato reato di contraffazione la semplice riproduzione dell’immagine di un oggetto famoso su gadget quali ad esempio magliette, tazze, portachiavi ecc.

Lo spunto per affermare ciò viene da una recente sentenza della Corte di Cassazione in cui si afferma che la sola figura della Vespa (il motociclo scooter più famoso al mondo) rappresenta un segno distintivo del prodotto e la sua duplicazione è tale da generare confusione nel consumatore.

Nel caso di specie veniva presentato un ricorso avverso un’ordinanza di sequestro su diversi gadget e souvenir che riproducevano la sola forma della Vespa omettendo la parte verbale. La Cassazione respinge il ricorso confermando l’orientamento del giudice di prime cure e precisando che la sola riproduzione di una figura può integrare gli estremi del reato di contraffazione se la stessa costituisca segno distintivo del prodotto e crei confusione nel consumatore.

Ciò significa che la semplice forma della Vespa può essere considerata un marchio a tutti gli effetti anche senza la presenza della parte letterale, perché immediatamente un consumatore medio associa l’immagine al famoso scooter avendo lo stesso una notorietà ormai acquisita nel tempo.

Ricordiamo che per tutelare l’estetica di un prodotto (senza aspettare che diventi famoso come la Vespa!), si può ricorrere alla registrazione del Design o Modello; con la registrazione di un disegno/modello è possibile tutelarsi da copie non autorizzate o imitazioni, impedendo così la fabbricazione e vendita di prodotti simili e pertanto confondibili.

In questo modo si ottiene un bene commerciale che può essere concesso in licenza oppure essere ceduto a fronte di un compenso. La riproduzione senza autorizzazione da parte del suo titolare integra gli estremi del reato di contraffazione.

Ing. Marzulli – Avv. Zambetti

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